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ECONOMIA CIRCOLARE E RICICLO

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Secondo il Circular Economy Action Plan della Commissione Europea, il tessile è il quarto settore per maggior uso di materie prime “primarie” e acqua, ed il quinto per emissioni di gas effetto serra. Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) questo settore sarebbe responsabile del 10% delle emissioni mondiali di gas a effetto serra, più dell’intero trasporto aereo e marittimo messi insieme. 

L’AEA stima anche che la produzione tessile sia responsabile di circa il 20% dell’inquinamento globale dell’acqua potabile a causa dei vari processi come la tintura e la finitura.

E che il lavaggio di capi sintetici rilasci ogni anno 0,5 milioni di tonnellate di microfibre nei mari e causa il 35% del rilascio di microplastiche primarie nell’ambiente.

 

Secondo i dati di Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sul costo dello smaltimento e recupero dei rifiuti tessili, su un campione di 289 Comuni italiani analizzati i costi di raccolta e trasporto dei rifiuti tessili incidono sui costi totali per: 

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  •  l’80,5% per i rifiuti dell’abbigliamento

  •  55,7% per i rifiuti del tessile

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ambiente e fast fashion

Negli ultimi anni si è sempre più diffuso il fast fashion che ha portato a un forte aumento della quantità di indumenti prodotti ma anche di rifiuti, costituiti principalmente da materiali sintetici, che rappresentano oggi il 60% delle fibre tessili immesse nel mercato.

Nel ciclo di recupero dei rifiuti tessili solo l’1% al mondo viene recuperato sotto forma di nuovi abiti, perciò l’Unione europea ha posto questo aspetto tra i punti prioritari su cui lavorare per un discorso di economia circolare, dove il settore tessile può giocare un ruolo molto importante nella partita per la transizione ecologica.

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fast fashion e ambiente

Per via dell’importante impatto che l’industria tessile-moda ha a livello mondiale; Il recupero dei rifiuti rappresenta un tema urgente, e quindi anche una delle principali tematiche riguardanti l’economia circolare, dove si evidenzia il ciclo di vita degli scarti di produzione: 

 

  • l’87% finisce in discarica o incenerito;

  • il 13% rappresenta il materiale riciclato, destinato a prodotti di valore inferiore;

  • solo l’1% viene trasformato in nuovi abiti.

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deserto di atacama:

la fioritura

Cominciare ad applicare l’economia circolare nel riciclo dei tessuti ridurrebbe di molto la quantità di rifiuti da smaltire e creerebbe nuove opportunità economiche.

L’87% viene conferito in discarica o incenerito.

Uno studio della Ellen MacArthur Foundation, stabilisce che: 

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  • 13% dei prodotti tessili viene riciclato in qualche modo;

  • 12% viene impiegato in usi di valore inferiore, spesso però sono difficili da riciclare; 

  • 1% viene riciclato in nuovi abiti.

 

Se contassimo i materiali tessili di scarto come materiali da essere rimessi in mercato, si conserverebbe, in questo modo, il loro valore di 100 miliardi all’anno e offrirebbero nuovi posti di lavoro negli ambiti di raccolta, smaltimento e nelle strutture di riciclo.

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deserto di atacama:

la discarica fashion

Il riciclo è la soluzione migliore sia in ambito economico che in quello ambientale,  se contiamo che la fondazione ha rilevato che: 

  • a New York, vengono spesi 20 milioni di dollari l’anno per lo smaltimento e incenerimento dei tessili; 

  • nel Regno Unito, i costi di smaltimento e incenerimento sono di circa 82 milioni di sterline. 


Un altro vantaggio del riciclo dei tessuti è dovuto alla presenza sul mercato di fibre sintetiche, di cui sono costituiti il 60% dei i tessuti per l’abbigliamento indossati dagli europei;  se si riuscisse a riciclare una quantità maggiore di nylon, anziché continuare a produrne usando fonti fossili, il beneficio ambientale sarebbe elevato, se consideriamo che la European Environment Agency ha rilevato solo nel 2018 sono state prodotte più di 5 milioni di tonnellate di fibra di nylon.

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in italia

La situazione in Italia è descritta nell’ultimo rapporto “L’Italia del riciclo 2020”, di Fondazione Sviluppo Sostenibile, secondo cui il totale dei rifiuti tessili è così destinato:

  • il 68% viene riutilizzato (indumenti, scarpe e accessori adoperabili finiscono direttamente nei nuovi cicli di consumo);

  • il 29% viene riciclato (per ottenere pezzame industriale o materie per l’industria tessile, imbottiture o materiali fonoassorbenti);

  • il 3% viene smaltito.

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nel mondo

Indipendentemente dal Paese, la situazione attuale è stata profondamente influenzata dalle conseguenze della pandemia. Capi invenduti e magazzini saturi hanno portato ad un ulteriore aumento di rifiuti tessili che, se riutilizzati, salverebbero una cifra corrispondente a più di 100 miliardi di dollari l’anno, oltre a salvaguardare l’ambiente.

LA MODA DIVENTA CIRCOLARE

Affinché la moda circolare possa iniziare è necessario potenziare i sistemi di raccolta, smistamento e riciclaggio, per ridurre la dipendenza dai mercati esteri, che sono i principali destinatari dei nostri rifiuti tessili.

Perciò occorre effettuare investimenti in ricerca per arrivare a riciclare le fibre sintetiche e a un design in grado di progettare  abiti fatti per essere rifatti.

 

Per ridare vita ai tessuti, Consorzio Detox ha individuato le tre fasi principali del processo di riciclo di un tessuto, sono:

  1. il recupero degli stracci;

  2. la lavorazione degli stracci, essi sono divisi in base al colore e alla tipologia, poi igienizzati e introdotti al processo industriale per renderli materie e prime rigenerate;

  3. il ri-uso del materiale riciclato, la materia prima ri inizia il percorso di lavorazione dall’inizio, cioè alle fasi di creazione del tessuto.

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tessile: nuova vita

I rifiuti tessili vengono usati per produrre scarpe, imbottiture, materiali fonoassorbenti, isolanti termici e acustici, stracci e strofinacci per uso industriale.

 

In Italia, il rapporto Italia del Riciclo 2020, dimostra come i rifiuti tessili vengono divisi: 

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  • 68% per il riutilizzo sottoposti a riutilizzo per indumenti, scarpe ed accessori di abbigliamento utilizzabili direttamente in cicli di consumo; 

  • 29% per il riciclo per ottenere pezzame industriale o materie prime seconde per l’industria tessile, imbottiture, materiali fonoassorbenti;

  • 3%per lo smaltimento.

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abbigliamento

In Italia diverse realtà hanno puntato sull’economia circolare e sul riciclo dei tessuti. A Prato, si è creato un distretto formato da aziende nel settore tessile che si impegnano in prima linea per il riciclo tessile, esempio poi seguito anche da altre aziende.   

 

Alcune sono aziende storiche come la Comistra, azienda che da circa un secolo opera nel mercato degli “stracci”; l'azienda fa parte del Distretto di Prato e dal 1951 si è specializzata nella commercializzazione e nella trasformazione degli stracci producendo materia prima tessile. Essa è una delle prime aziende ad aver aderito a REMO (REcycling MOvement), che permette di misurare l’impatto ambientale dei singoli prodotti.

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arredo e design

La linea di arredamento di eco design di Lars Hofsjö, utilizza vecchi stracci e tappeti per la realizzazione di mobili colorati, funzionali e ad impatto zero. L’obiettivo del designer è quello di amalgamare elementi del design moderno con riferimenti alla storia e all’artigianato di qualità: la tradizione svedese, tramandata da più di 150 anni, vuole che i vecchi tessuti non siano gettati ma vengano ridotti in piccole strisce e intrecciati nuovamente per produrre tappeti durevoli e resistenti.

Hofsjo sceglie con molta cura gli accostamenti di colori e tessuti e riesce a trasformare pezzi di stoffa considerati da buttare in affascinanti complementi d’arredo vivaci e colorati, come la linea arredo di eco design tessile contemporanea Dunker: tavolini esagonali modulari  che possono essere accostati tra di loro per dar vita a un piano di appoggio più ampio.

In Italia Missoni, già negli anni '70, creava grandi arazzi realizzati in patchwork di tessuto a maglia, assemblando gli avanzi delle sue collezioni e dimostrando un'esclusiva tecnica di espressione artistica, capace di concentrare in modo peculiare gli interessi trasversali, sia nella moda che nell’arte, per materia e colore.

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edilizia

Sempre a Prato, ogni anno 50mila tonnellate all’anno di scarti di tessuto vengono trasformati in pannelli isolanti da impiegare nell'edilizia.

In Italia esiste solo una sola azienda che porta avanti questo progetto, la Manifattura Maiano, azienda medio-piccola di Capalle con 80 dipendenti.

Attiva da 60 anni, ha iniziato con il recupero di feltro dei molleggi in arredamento e il cardato buono per confezionare cappotti, diventando l’unica azienda italiana che produce un pannello isolante con gli scarti tessili, tutti in 15 chilometri.

I pannelli sono realizzati con una nuova lavorazione, attualmente non più sperimentale, che vanta la certificazione di qualità rilasciata dalla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa.

Il progetto è entrato a far parte di un importante percorso formativo sull’economia circolare indirizzato a tutte le aziende regionali patrocinato dalle di Commercio di Prato e Firenze in collaborazione con la scuola Sant’Anna.

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